L’International Classification for Nursing Practice (ICNP™) è un linguaggio infermieristico internazionale e nel 2009 è stato accettato ed incluso nella Famiglia delle Classificazioni Internazionali dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO Family of International Classification) e compreso nella grande famiglia di SNOMED. L’ICNP™ è una terminologia infermieristica standardizzata di tipo combinatorio costruita dall’International Council of Nurses (ICN) nell’ambito di progetto di ricerca trentennale che ha coinvolto numerosi Paesi del mondo. La terminologia ICNP™ consente di esprimere diagnosi infermieristiche, interventi infermieristici e risultati dell’assistenza infermieristica facilitando anche l’integrazione con il linguaggio locale e le altre terminologie esistenti.
Nasce l’esigenza all’interno dell’ASL di Foggia di introdurre le diagnosi infermieristiche al fine di tracciare tutto il percorso assistenziale con un linguaggio scientifico, condiviso in tutto il mondo, tradotto nella maggior parte delle lingue esistenti e facilmente accessibili da tutti attraverso il web. L’utilizzo delle diagnosi infermieristiche per la professione infermieristica diventa fondamentale per sancire il concetto di “Professione” e di “Scienza” a tutti gli effetti, oltremodo la legislazione vigente obbliga gli infermieri ad utilizzare metodologie di pianificazione dell’assistenza.
Il convegno si prefigge di presentare le novità Ministeriali sull’utilizzo di SNOMED e i risultati ottenuti nella provincia di Foggia dall’implementazione del linguaggio standardizzato “ICNP™” nei diversi setting assistenziali: dai Servizi Territoriali e Infermieristica di Famiglia e Comunità sino ad alcuni setting Ospedalieri.
Moderatori: Walter De Caro – Fiorella Fabrizio
08.00 – 08.30 Registrazione dei partecipantiIscrizione 20 euro - Gratuito per gli iscritti CNAI e per gli studenti universitari
In questi ul timi anni nell’ASL di Foggia si è assistito ad una progressiva legittimazione della professione infermieristica a partire dall’assessment organizzativo sino a quello operativo. Tra le novità di spicco a cui è stata data priorità c’è la totale informatizzazione dei servizi assistenziali e l’implementazione della telemedicina e teleassistenza, utili a governare un territorio altamente complesso come quello della provincia di Foggia costituito da 61 comuni distribuiti dal sub Appennino (comuni disagiati) al Gargano e alle isole Tremiti. Questi nuovi paradigmi per la gestione di un territorio così complicato sono stati fondamentali per i traguardi raggiunti dagli Infermieri dell’ASL.
Tra le varie innovazioni implementate che sono risultate strategiche, possiamo annoverare gli ambulatori Infermieristici, ambulatori delle cronicità dei Presidi Territoriali di Assistenza, Ospedali di comunità, Ser.D e tant’altro. Ultima rivoluzione, in casa ASL Foggia è la Centrale Operativa Territoriale, a governo Infermieristico con il modello del Care management, che permette la gestione degli assistiti a domicilio attraverso gli strumenti di Telemedicina, risultata strategica anche per la Gestione Covid 19 a domicilio. Tutta la documentazione informatizzata è stata sviluppata con il linguaggio infermieristico standardizzato ICNP, con la definizione di diagnosi infermieristica, intervento ed outcome, rendendo tracciabile tutta l’attività professionale dell’Infermiere. E’ stato sviluppato un accertamento infermieristico universale, definito SOMA/PSICHE/RELAZIONE (Ercolani M., Sansoni J.; Marconcini S.) trasversale con tutte le altre professioni e in perfetta sintonia con il modello dei vasi comunicanti (D’Errico C.L.).
Con il sostegno della Direzione Generale sono state definite ed implementate diversi modelli di cartella clinica ospedaliera e Scheda clinica territoriale multiprofessionale informatizzata, anche per l’emergenza COVID 19. Nella ASL di Foggia l’Infermiere è un professionista a tutti gli effetti in grado di prendere decisioni e di definire dei percorsi assistenziali con valenza scientifica. L’ASL di Foggia ad oggi ha ricevuto per il lavoro effettuato dagli Infermieri diversi riconoscimenti, tra i quali il premio di miglior Poster Scientifico dalla CNAI al Convegno Nazionale di dicembre 2019, proprio sul lavoro effettuato con la scheda territoriale informatizzata con il linguaggio ICNP. Tutto ciò è stato possibile in quanto il Direttore Generale, Dr Vito Piazzolla, e la Dirigente del Servizio Infermieristico Territoriale, Dr.ssa Girolama De Gennaro, hanno proposto modelli assistenziali innovativi e di prossimità, dando spazio a tutte le professioni sanitarie, ed in particolare quella infermieristica, che contribuiscono giornalmente alla presa in carico di bisogni assistenziali complessi di persone affette da patologie croniche. Molte altre Direzioni dovrebbero utilizzare il modello della ASL Foggia per consentire ad una professione come quella Infermieristica, di progredire ed esprimersi al pieno nella propria autonomia professionale e ricevere di conseguenza tutti gli apporti quali-quantitativi che gli Infermieri insieme alle altre professioni possono fornire per la crescita e lo sviluppo della Azienda stessa.
Tesi di Master in Formazione e tutorato nelle professioni sanitarie di Concetta Rossella Tomaiuolo
In Italia è Anna Celli che, nel primo 900, pubblica analisi dettagliate sulla condizione infermieristica, dichiarando che le Mansioni sono svolte da personale impreparato e mal pagato. La Celli, infermiera e femminista della borghesia del 900, ritenne che si dovessero attuare Corsi Preparatori per le infermiere dalla durata di almeno 6 mesi e che i requisiti fossero: licenza elementare e il certificato di buona condotta. Poche sono le scuole esistenti all’inizio del XX secolo in Italia, fondate dalle allieve della Nightingale (la scuola Croce Azzurra di Napoli diretta da Miss Grace Baxter e la scuola convitto Principessa Iolanda di Milano gestita poi dalla Croce Rossa Italiana). Con il Regio Decreto n. 1832 del 1925, si istituirono le scuole convitto professionali per infermiere Con il Regio Decreto n. 1832 del 19252 si giunge all’istituzione delle scuole convitto
professionali per infermiere. Esso costituisce la prima norma diretta a fissare i criteri unici istitutivi e gestionali di queste scuole, validi su tutto il territorio nazionale e rappresenta il tentativo di porre rimedio alla estrema frammentazione e disomogeneità della formazione
infermieristica del tempo. Tra il 1920 e il 1960/70 il bisogno sanitario si modifica (occorrono più infermiere), per cui si ha la Legge 124/1974 che consentì ai maschi di accedere alla formazione infermieristica. E le scuole convitto furono convertite in Scuole per Infermieri Professionali senza l’obbligo di internato. Successivamente sono istituite le prime 2 scuole per Dirigenti e Docenti dell’assistenza infermieristica a Roma all’Università la Sapienza e alla Cattolica. Con questo elaborato si è voluto, prima di tutto, indagare il fenomeno della formazione infermieristica, cercando poi di approfondire l’argomento dei bisogni formativi, dell’evoluzione della formazione infermieristica italiana e della figura del tutor. Nella seconda parte si mostra chi sia il tutor ed il ruolo che ha nella progettazione formativa. Nell’ultima parte vengono presentati le diverse Figure-Docente, come il Docente, il Coordinatore dell’Insegnamento Tecnico-Pratico e di Tirocinio, il Tutor e la Guida di tirocinio; si tratta, infine, dell’apprendimento clinico e del sistema di valutazione.
Tesi sperimentale di: Pallante Christian Luca
Le malattie croniche costituiscono la principale causa di morte quasi in tutto il mondo. Si tratta di un ampio gruppo di malattie, che comprende le cardiopatie, l’ictus, il cancro, il diabete e le malattie respiratorie croniche. Queste patologie sono determinate da fattori di rischio modificabili,intermedi e non modificabili. Si stanno sperimentando nuovi modelli organizzativi di approccio alla malattia per prevenire le complicanze e ridurle, migliorare l’integrazione multi-professionale per creare percorsi dedicati alle persone con cronicità e ridurre le ingenti spese derivanti dalle cure di queste patologie. Il modello di cui si sta discutendo è quello dell’Ambulatorio delle Cronicità ossia un nuovo modello organizzativo di integrazione tra i Medici di Medicina Generale, gli Specialisti ambulatoriali e gli Infermieri degli Ambulatori Infermieristici distrettuali, che mira a prendere in carico in maniera congiunta la persona con patologie croniche, applicando i PDTA e, attraverso visite e monitoraggi condivisi, punta all’empowerment del paziente e alla prevenzione e riduzione delle complicanze. Lo studio sperimentale di questa tesi riguarda il monitoraggio integrato medico-infermieristico con adozione del linguaggio infermieristico standardizzato ICNP®, ed è stato condotto nel distretto socio-sanitario di San Marco in Lamis.
Tesi di: Concetta Rossella Tomaiuolo
Le Missed Nursing Care, ovvero le cure perse, si riferiscono a qualsiasi aspetto relativo all’assistenza al paziente che venga omesso (parzialmente o totalmente) o ritardato. Le Missed Nursing Care (MNC) sono presenti all’interno delle realtà sanitarie internazionali e rappresentano un indicatore della qualità delle cure offerte.Il primo in letteratura ad occuparsi delle MNC è stato Solchalski che nel 2004 ha definito “cura infermieristica incompiuta” come un’ attività non eseguita (ad esempio rispondere al campanello, non effettuare un’attività pianificata come la mobilizzazione, impegnarsi con un paziente a tornare e poi non farlo,non accertarsi che al paziente venga eseguita l’igiene del cavo orale ecc). Secondo l’OMS, un errore è definito come il mancato completamento di un’azione pianificata e prevista, o il commettere un errore durante una procedura. Ad esempio, un errore può verificarsi quando qualcosa viene eseguito in modo non corretto (errore di commissione) o quando qualcosa che dovrebbe essere fatto non viene eseguito (errore di omissione). Nella pianificazione nell’attuazione delle cure, indipendentemente dal fatto che l’errore sia di commissione od omissione, è necessario analizzare il motivo per cui si è verificato, per offrire soluzioni, e per prevenire eventuali ricorrenze. Secondo l’Agency for Healthcare Research and Quality (AHRQ), gli errori di omissione sono più difficili da riconoscere che gli errori di commissione e rappresentano pertanto un grave problema con importanti implicazioni per la qualità e la sicurezza delle cure. L’omissione della cura infermieristica può portare a risultati avversi per i pazienti, con significativi danni, soprattutto nelle popolazioni dei pazienti vulnerabili. Il fenomeno della cura infermieristica mancata è stato definito per la prima volta da Kalisch in uno studio qualitativo effettuato in diversi Ospedali Americani che, analizzando sia gli infermieri e sia gli assistenti sanitari di diverse Unità Operative quali medicine, chirurgie, terapie intensive e riabilitazioni, è stato svolto per identificare la tipologia delle cure infermieristiche che sono state omesse regolarmente durante un soggiorno in ospedale. Negli ultimi anni questo fenomeno è stato studiato da diversi ricercatori, specialmente negli Stati Uniti d’America, individuando le cause ed in particolar modo quanto abbiano influenzato negativamente i professionisti sanitari avendo come conseguenze il burnout e la frustrazione. Tale fenomeno è interpretato tramite il Missed Nursing Care Model (MNCM), secondo cui contribuiscono al verificarsi di questa problematica gli antecedenti (risorse umane, materiali e comunicazione non adeguati), gli elementi del processo di nursing, le percezioni degli infermieri e il processo di decisione (valori, credenze, abitudini). Le cure perse portano allo sviluppo di conseguenze negative sui pazienti (es. allungamento degenza, disabilità, lesioni cutanee) e sugli operatori sanitari (es. insoddisfazione lavorativa, abbandono del lavoro, rabbia). Responsabilità dell’infermiere è per questo cercare di limitarle il più possibile per garantire maggiore sicurezza ai pazienti.
Bibliografia:
Autori: Maurizio Ercolani; Stefano Marconcini; Julita Sansoni
Durante lo studio dei linguaggi standardizzati e tassonomie dell’infermieristica abbiamo maturato l’idea di quanto sia difficile o addirittura impossibile il loro utilizzo applicato alle innumerevoli teorie del nursing. Abbiamo pertanto sentito l’esigenza di possedere un framework di base che potesse guidarci: era dunque necessario un sistema di accertamento universale. Il prescindere da un modello teorico di riferimento, o dall’utilizzo di più modelli teorici, ci pose di nuovo di fronte al problema oramai inderogabile, di come rendere sicuro e generalizzabile, il percorso per una raccolta dati significativa, utile, e completa. Come organizzare l’accertamento infermieristico senza uno schema concettuale di riferimento? Come rendere organica l’osservazione, il colloquio e gli emergenti della relazione con l’assistito? Abbiamo perciò iniziato ad ipotizzare un accertamento suddiviso in tre macro aree che potessero rappresentare una raccolta dati, dal punto di vista olistico, necessari per elaborare un piano di cura e di assistenza infermieristica: l’osservato direttamente o riferito; le emozioni ed i pensieri, narrati, espressi o transferali e le interazioni con gli altri e con l’ambiente. Grazie alla sperimentazione presso alcune unità operative attraverso l’utilizzo della documentazione informatizzata del paziente (TaleteWeb), abbiamo potuto strutturare e proporre un accertamento infermieristico che riteniamo universale, sviluppato su tre aree che abbiamo identificato come: Soma, Psiche e Relazioni. Il nostro riferimento concettuale, base per l’accertamento infermieristico proposto, è stato il concetto di Salute definito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, inteso come stato di benessere fisico, psichico e sociale.
Per focalizzare i bisogni di assistenza infermieristica vengono analizzate le aree proposte in quanto da noi considerato modello olistico: soma-psiche-relazioni:
1. Soma: inteso come corpo, l’aspetto prettamente fisico;
2. Psiche: inteso come stato mentale, l’aspetto prettamente psicologico;
3. Relazioni: inteso come stato sociale, l’aspetto legato alle relazioni e al ruolo sociale.
L’anamnesi infermieristica è gestita, organizzata e raggruppata esclusivamente su queste tre aree a differenza di altre tipologie di accertamento che sono sviluppati in modalità più complessa, come ad esempio il modello funzionale della Gordon o altri accertamenti legati a dei modelli teorici come ad esempio quello della Henderson o quello locale, proposto dal Gruppo di Cantarelli. L’accertamento attraverso il nostro modello olistico suddiviso in tre aree, può essere considerato un accertamento universale è può essere applicato a qualsiasi modello teorico di riferimento, perché nasce dal concetto di salute, concetto per l’appunto globale e riconosciuto e generalizzabile nella sua essenza in tutto il mondo. Anche prendendo in considerazione le nuove definizioni di salute, che nei suoi astratti la definisce come una condizione di equilibrio (dinamico, dunque sempre nuovo, continuamente da costruire) tra il soggetto e l’ambiente (umano, fisico, biologico, sociale) che lo circonda(1), con tale modello andiamo ad esplorare tutti i suoi componenti:
1. Nell’area soma si esplorerà il tangibile, la fisicità della persona assistita, il suo essere soggetto vivente e i suoi processi biologici;
2. Nell’ area psiche indagheremo ciò che non è tangibile, le sue emozioni, il suo pensare, il suo sentirsi essere umano e i suoi desideri;
3. Nell’area delle Relazioni cercheremo di indagare, conoscere e studiare il suo rapporto con il contesto, con l’ambiente intorno a lui, con le persone con cui interagisce ed i ruoli che egli gioca nei vari ambiti sociali.
Attraverso la valutazione della nostra sperimentazione, possiamo far emergere e concludere che l’utilizzo del nostro modello olistico trifasico, applicato come framework nell’accertamento permette di unificare l’anamnesi di tutto il corpus legato all’assistenza infermieristica, cercando di raggiungere un grande obiettivo per la professione, quello di definire un unico linguaggio standardizzato, anche a prescindere dai diversi modelli teorici di riferimento studiati durante la formazione universitaria anche post-base e dal background dell’Infermiere. Tale obiettivo è raggiungibile se la guida per l’applicazione dello sviluppo del processo di Nursing inteso come metodo scientifico per l’assistenza, inizia, fin dall’accertamento iniziale, dal riconoscimento del concetto universale di Salute, applicato al modello olistico trifasico.
[1] F. Leonardi, Il grande paradosso della salute. La salute non è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale. Nuove prospettive, Felici Edizioni di Pisa, 2015
Conoscere le situazioni di fragilità dell’età evolutiva, accogliere e accompagnare in chiave inclusiva i bambini e le loro famiglie: un percorso da affrontare insieme per agire a tutto campo, cioè per essere capaci di dare concretezza al diritto di cittadinanza di tutti, indipendentemente dalla loro condizione e dalle singole problematiche.Corso di Formazione rivolto a operatori sanitari, psicologi, assistenti sociali, insegnanti, educatori, catechisti e cittadini.
L’iniziativa, proposta da APSI, Scienze infermieristiche e dall’Istituto Comprensivo “C.Urbani” Moie in collaborazione con Ufficio Catechistico e Pastorale della Salute Regionali, è stata condivisa da enti e associazioni regionali: Asur Marche, Ordine degli Psicologi, Associazione Maestri Cattolici e Forum delle Associazioni Familiari. Inoltre è stata accolta dalla Diocesi di Jesi con Ufficio Catechistico per la disabilità , Pastorale della Famiglia, Avulss, Unitalsi e Caritas, in una sinergia di intenti «che ci lascia sperare in un percorso di condivisione su problematiche e temi così importanti. – ha dichiarato Marcella Coppa segreteria organizzativa – Il confronto fra tante realtà istituzionali ed associative, fra i diversi mondi che vivono i temi educativi più complessi rappresenta un’occasione importante per i diversi operatori, per avere uno sguardo d’insieme, arricchire il proprio bagaglio professionale e agire anche sui sistemi relazionali e sul contesto.»
Un’intera giornata per confrontarsi sul tema della disabilità e dell’inclusione, dunque, nei suoi tanti aspetti: psicologico, medico-assistenziale, pedagogico, normativo, con la mattinata dedicata agli approfondimenti tematici proposti dagli esperti relatori e il pomeriggio ai laboratori guidati. La presentazione della giornata è stata curata dal Prof. Franco de Felice dell’Università di Urbino.
Il Dott.Maurizio Ercolani ha moderato i seguenti interventi:
Nel pomeriggio si sono svolti i laboratori dedicati all’inclusione:
Notevole il successo dell’evento formativo con oltre 250 presenze e relativa partecipazione interattiva degli stessi, questo evidenzia l’importanza dei contenuti che sono stati trattati e che andrebbero sensibilizzati a tutti i livelli da quelli professionali, educativi/pedagogici, a quelli sanitari/sociali che a livello dei Media al fine di coinvolgere non solo gli operatori ma anche le famiglie ad una corretta gestione della problematica sempre più presente nella nostra società.
La gestione del rischio clinico: aspetti innovativi e il ruolo dell’informatizzazione
Il nuovo contesto, leggi, norme, regolamenti, rendono ormai non più procrastinabile il passaggio alla gestione informatizzata dei processi di risk management.
Formare la consapevolezza e la competenza del personale sanitario in materia di rischio clinico e di information technology, favorendone il passaggio culturale e l’abbandono definitivo della medicina difensiva, rappresenta la sfida del SSN per l’effettivo miglioramento della sicurezza e della qualità delle cure e non ultimo per la tutela giuridica dell’esercente attività sanitaria.
Il corso, che fornisce una risposta concreta a questa esigenza, è strutturato in 12 lezioni interattive organizzate in quattro sessioni, ogni lezione, oltre ai contenuti teorici (molti con traccia audio) e al test di apprendimento, prevede lo svolgimento di esercitazioni pratiche in un ambiente di prova del sistema informatico TaleteWeb, messo a disposizione degli studenti.
Le esercitazioni vogliono fornire la possibilità di provare in modo diretto quanto l’informatizzazione consenta di tradurre in modo efficace l’applicazione di metodologie e tecniche, proprie del rischio clinico, che la sola presentazione teorica potrebbe rendere non immediatamente fruibili nel contesto operativo dei reparti ospedalieri.
Il corso è stato realizzato con la collaborazione di docenti “risk manager” di importanti aziende sanitarie del nord, centro e sud Italia, capaci, quindi, di rappresentare l’approccio metodologico ed organizzativo di diverse realtà sanitarie italiane.
Il sistema informatico messo a disposizione per l’ambiente di prova è attualmente utilizzato da primarie aziende sanitarie italiane pubbliche e private pertanto fornisce agli studenti un valido strumento di formazione operativa ampiamente testato e consolidato.
Il progetto formativo si rivolge a tutte le professioni sanitarie ed in particolare a quanti vogliono proporsi come referenti/facilitatori del rischio clinico sia in strutture sanitarie pubbliche che private.
Il corso è rivolto sia al singolo professionista, già inserito nel mondo del lavoro, che vuole accrescere la propria competenza, che al giovane che vuole arricchire il proprio curriculum.
L’offerta formativa è rivolta anche e soprattutto alle aziende che intendono verticalizzare la formazione della propria rete di referenti e facilitatori rischio clinico. Per le aziende pubbliche il corso è disponibile sul catalogo MEPA. Per le aziende private è possibile concordare le modalità di fruizione per gruppi di operatori.
E’ possibile anche personalizzare i contenuti del corso e/o accreditarne uno su specifica richiesta dell’azienda cliente.
Vedi la struttura del corso e i docenti: clicca qui
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A cura Maurizio Ercolani e Stefano Marconcini
All’alba della sottoscrizione definitiva del nuovo CCNL cerchiamo di analizzare quello che ancora bisogna risolvere e quello che c’è da costruire in vista del prossimo contratto, non solo da un punto di vista “contrattuale o sindacale”, ma anche da un punto di vista di crescita professionale, verso una vera evoluzione dell’Infermieristica come “Scienza”.
Il passaggio da collegio IPASVI a OPI (Ordine delle Professioni Infermieristiche determina sicuramente un momento importante nella storia dell’Infermieristica. Ma non analizzare il presente, considerando questo momento come punto di arrivo e non di ripartenza dello sviluppo professionale iniziato nel 1994 con la marcia di 50mila è sicuramente ciò che i nostri colleghi non vogliono, non devono e non possono desiderare. Tante sono ancora le criticità che investono la professione e ci chiedono una riflessione, oggi, per costruire il nostro futuro. Uno degli slogan di quel 1° luglio 1994 fu “Signor dottore ho commesso un gran reato, ho pensato, ho pensato”. Oggi con l’approvazione della Legge 3/2018, meglio conosciuta come “Legge Lorenzin”, ci poniamo a pieno diritto nell’olimpo delle professioni intellettuali. 24 lunghi anni per ottenere finalmente il diritto a pensare. Eppure, questo momento, importante, ma non esaustivo, non è concepito da tutti I colleghi nella stessa maniera. E proprio questo rischia di identificarlo come punto di arrivo. N elle unità di degenza ci si rende conto facilmente che il passaggio da uno status sociale che ci vedeva considerati alla stregua di ausiliari dell’arte medica, a professionisti autonomi e responsabili ancora non è avvenuto. E purtroppo non è avvenuto nelle menti dei nostri colleghi, che ancora non si sentono tali. E questo loro sentire passa velocemente, serpeggia nei corridoi delle corsie, nelle menti dei giovani colleghi, rendendo ancor più spaventoso il futuro. La massiccia presenza di personale medico nei nostri corsi di formazione, unita a questo malcelato malessere di colleghi che in primis non rivendicano il loro essere Infermieri, crea un vissuto emotivo nei giovani che si affacciano alla professione a dir poco devastante. Continue reading
Tesi sperimentale. Autore Luigi Leone
Background: Quella delle lesioni cutanee è una realtà in crescita e in stretta correlazione all’aumento della popolazione anziana. Una delle sfide più impegnative che i professionisti sanitari si ritrovano costantemente ad affrontare è proprio la prevenzione di una delle ricorrenti e più temute conseguenze dell’invecchiamento e dell’allettamento: le lesioni da pressione, definite il più complesso tipo di lesione cutanea conosciuta. La prevenzione ed il trattamento delle lesioni da pressione rappresentano in ambito domiciliare ed ospedaliero, un rilevante problema di assistenza sanitaria, che oltre ad impattare negativamente sulla qualità di vita dei pazienti (e dei loro familiari), richiede un notevole impegno gestionale in termini di risorse umane, materiali, tecnologiche e contrariamente a quanto si può pensare, risulta essere una problematica ancora attuale e quindi estremamente interessante per l’assistenza infermieristica.