Tesi sperimentale di: Pallante Christian Luca
Le malattie croniche costituiscono la principale causa di morte quasi in tutto il mondo. Si tratta di un ampio gruppo di malattie, che comprende le cardiopatie, l’ictus, il cancro, il diabete e le malattie respiratorie croniche. Queste patologie sono determinate da fattori di rischio modificabili,intermedi e non modificabili. Si stanno sperimentando nuovi modelli organizzativi di approccio alla malattia per prevenire le complicanze e ridurle, migliorare l’integrazione multi-professionale per creare percorsi dedicati alle persone con cronicità e ridurre le ingenti spese derivanti dalle cure di queste patologie. Il modello di cui si sta discutendo è quello dell’Ambulatorio delle Cronicità ossia un nuovo modello organizzativo di integrazione tra i Medici di Medicina Generale, gli Specialisti ambulatoriali e gli Infermieri degli Ambulatori Infermieristici distrettuali, che mira a prendere in carico in maniera congiunta la persona con patologie croniche, applicando i PDTA e, attraverso visite e monitoraggi condivisi, punta all’empowerment del paziente e alla prevenzione e riduzione delle complicanze. Lo studio sperimentale di questa tesi riguarda il monitoraggio integrato medico-infermieristico con adozione del linguaggio infermieristico standardizzato ICNP®, ed è stato condotto nel distretto socio-sanitario di San Marco in Lamis.
A cura Maurizio Ercolani e Stefano Marconcini
All’alba della sottoscrizione definitiva del nuovo CCNL cerchiamo di analizzare quello che ancora bisogna risolvere e quello che c’è da costruire in vista del prossimo contratto, non solo da un punto di vista “contrattuale o sindacale”, ma anche da un punto di vista di crescita professionale, verso una vera evoluzione dell’Infermieristica come “Scienza”.
Il passaggio da collegio IPASVI a OPI (Ordine delle Professioni Infermieristiche determina sicuramente un momento importante nella storia dell’Infermieristica. Ma non analizzare il presente, considerando questo momento come punto di arrivo e non di ripartenza dello sviluppo professionale iniziato nel 1994 con la marcia di 50mila è sicuramente ciò che i nostri colleghi non vogliono, non devono e non possono desiderare. Tante sono ancora le criticità che investono la professione e ci chiedono una riflessione, oggi, per costruire il nostro futuro. Uno degli slogan di quel 1° luglio 1994 fu “Signor dottore ho commesso un gran reato, ho pensato, ho pensato”. Oggi con l’approvazione della Legge 3/2018, meglio conosciuta come “Legge Lorenzin”, ci poniamo a pieno diritto nell’olimpo delle professioni intellettuali. 24 lunghi anni per ottenere finalmente il diritto a pensare. Eppure, questo momento, importante, ma non esaustivo, non è concepito da tutti I colleghi nella stessa maniera. E proprio questo rischia di identificarlo come punto di arrivo. N elle unità di degenza ci si rende conto facilmente che il passaggio da uno status sociale che ci vedeva considerati alla stregua di ausiliari dell’arte medica, a professionisti autonomi e responsabili ancora non è avvenuto. E purtroppo non è avvenuto nelle menti dei nostri colleghi, che ancora non si sentono tali. E questo loro sentire passa velocemente, serpeggia nei corridoi delle corsie, nelle menti dei giovani colleghi, rendendo ancor più spaventoso il futuro. La massiccia presenza di personale medico nei nostri corsi di formazione, unita a questo malcelato malessere di colleghi che in primis non rivendicano il loro essere Infermieri, crea un vissuto emotivo nei giovani che si affacciano alla professione a dir poco devastante. Continue reading
Un’azienda sanitaria che intenda promuovere in modo concreto il miglioramento della qualità e della sicurezza (del paziente, del visitatore, dell’operatore), non si può limitare a miglioramenti occasionali, isolati, affidati all’iniziativa di piccoli gruppi di operatori fortemente motivati, ma deve progressivamente coinvolgere, in modo sistemico e strutturato, tutte le articolazioni organizzative.
A livello periferico deve essere promossa e sostenuta una rete di professionisti interessati alla promozione della qualità che condividano linguaggio, metodi e strumenti da utilizzare.
La posizione di referente qualità e rischio clinico di unità operativa complessa (UOC) in molte aziende sanitarie è ricoperta da un infermiere e in alcuni casi dallo stesso coordinatore infermieristico. Ma quali devono essere le competenze dell’infermiere a cui viene affidata questa posizione? quale deve essere il percorso formativo più adeguato? a queste e ad altre domande si proverà a dare risposta nella serie di articoli che saranno pubblicati sull’argomento e che vogliono costituire una linea guida per tutti gli infermieri che si troveranno a ricoprire la posizione di referente qualità e rischio clinico e/o che vogliono affrontare questo percorso.
Per leggere l’intero articolo e scaricare una proposta di possibile check list per l’autovalutazione delle competenze dei referenti qualità / rischio clinico delle aziende sanitarie clicca qui