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L’acqua e le sue straordinarie proprietà

Sorgente Nitrodi - Ischia

Sorgente Nitrodi – Ischia

A cura di Antonella Di Noia

L’acqua è un costituente fondamentale degli organismi viventi. Le cellule, i fluidi, gli organi e tutti i tessuti contengono acqua. Perfino le ossa, così compatte, risultano costituite di acqua, seppure in minore percentuale rispetto alla componente minerale. Secondo alcune teorie che trattano l’origine della vita sulla terra, l’acqua sarebbe addirittura la biomolecola primordiale intorno alla quale si sarebbero poi modellati gli altri costituenti e i sistemi biologici. Benché queste ipotesi non abbiano ancora trovato un effettivo riscontro nella realtà, tuttavia dimostrano quanto sia grande l’interesse scientifico per l’acqua. Un composto straordinario, sorprendente e dalle incomparabili qualità. Andando ad analizzare la sua molecola in maniera più approfondita, infatti, si possono notare alcune caratteristiche che rendono l’acqua particolarmente favorevole alla vita. Fra tutte, una delle peculiarità che merita sicuramente di essere considerata in primo luogo è l’alto calore specifico. Possedere un calore specifico elevato significa riuscire a variare di poco la propria temperatura pur assorbendo grandi quantità di calore. Il fatto che l’acqua sia in grado di modificare la sua temperatura in minima misura, anche in presenza di grandi scambi termici, rappresenta una condizione di enorme vantaggio per le reazioni biochimiche che trovano il loro optimum proprio in intervalli di temperatura assai ristretti. Un’altra particolarità molto interessante dell’acqua riguarda la sua polarità, dovuta alla presenza di poli o più precisamente di dipoli elettrici. Sia dalla parte degli atomi di idrogeno che dal lato dell’ossigeno sono  presenti delle parziali cariche elettriche uguali, ma di segno opposto. In corrispondenza degli atomi di idrogeno le cariche sono positive, mentre dalla parte dell’ossigeno la carica risulta negativa. Questo fenomeno è responsabile dell’attrazione elettrostatica che si sviluppa tra l’acqua e alcune sostanze con cui viene a contatto e crea quella forza che rompe i legami preesistenti e permette a tali sostanze di sciogliersi in particelle più piccole. L’acqua, dunque, rappresenta un solvente polare in cui soprattutto sostanze polari come acidi e sali si dissociano in ioni. I composti che ne risultano sono detti elettroliti e sono dotati di cariche elettriche che possono essere positive o negative, a seconda che derivino da elementi chimici più o meno elettronegativi, ovvero in base alla maggiore o minore capacità di attrarre o cedere elettroni. Gli elettroliti sono sostanze che conducono elettricità e rendono la stessa soluzione acquosa in cui sono disciolte elettricamente conduttrice. Ioni calcio, sodio, magnesio e potassio intervengono così a regolare importanti funzioni fisiologiche, come ad esempio l’equilibrio dei fluidi, la pressione sanguigna, la trasmissione dei segnali nervosi o la contrazione muscolare. Naturalmente l’acqua, oltre al ruolo di solvente, ricopre anche quello di veicolo per i componenti solubili e in più, nelle numerose reazioni organiche di idrolisi e di idratazione, ha funzione di reagente. Per effetto dell’acqua, nelle reazioni di idrolisi, le grandi molecole biologiche, come acidi nucleici, proteine, polisaccaridi e lipidi, vengono scisse nei loro costituenti elementari. Mentre, nelle reazioni di idratazione, l’addizione di acqua ad alcuni composti fa sì che questi risultino trasformati e potenziati. Nell’organismo l’acqua viene assorbita soprattutto a livello intestinale e da qui entra nel circolo sanguigno per essere distribuita in tutti i distretti corporei. Nelle cellule penetra per semplice diffusione. Infatti, essendo una molecola molto piccola riesce a passare tra le molecole contigue di fosfolipidi che costituiscono la membrana plasmatica. A volte entra anche attraverso alcuni canali proteici o pori, chiamati per l’appunto acquaporine, che permettono un passaggio più veloce dell’acqua, determinando così un aumento notevole della sua permeabilità. L’acqua è un composto indispensabile che non deve assolutamente mancare. E sebbene una certa quantità venga prodotta autonomamente dall’organismo durante i processi ossidativi, questa acqua cosiddetta metabolica non ha generalmente funzione di rifornimento, ma anche qualora l’avesse non sarebbe sufficiente a coprire il fabbisogno giornaliero. D’altronde l’acqua viene eliminata continuamente attraverso l’evaporazione cutanea, l’espirazione, la sudorazione e l’escrezione, per cui deve essere costantemente reintegrata, così come devono essere ripristinate le perdite dei sali minerali. Il bilancio idrico e quello elettrolitico devono sempre essere mantenuti in equilibrio. Occorre che le perdite siano compensate in modo adeguato attraverso l’assunzione di liquidi e con una corretta alimentazione, evitando così di produrre quegli squilibri che altrimenti potrebbero causare effetti negativi e persino danni irreparabili, qualora non vi si ponesse rimedio in tempi brevi. Un insufficiente apporto di liquidi, a fronte di abbondanti perdite,  comporta uno sbilanciamento idro-ettrolitico che si manifesta con uno stato di “disidratazione”; mentre un’eccessiva quantità di acqua, rispetto al normale volume corporeo, può causare scompenso da “iperidratazione” con una conseguente diminuzione dei livelli di sodio nel sangue. Nelle persone anziane frequentemente si ravvisano quegli inconfondibili segni che denotano una condizione in cui l’acqua sia carente rispetto alle reali necessità. Una situazione che spesso deriva da patologie o dall’assunzione di alcuni farmaci che interferiscono con i normali processi fisiologici, ma che frequentemente può essere correlata all’età e all’invecchiamento biologico. Normalmente negli anziani le funzioni fisiologiche sono rallentate e quei meccanismi difensivi, che precedentemente venivano attivati con rapidità, non sono più tempestivi. Così può accadere che la sensazione di sete, meno intensa e poco accentuata, arrivi tardi, quando ormai si siano già verificati dei danni. Per esempio, la cute può risultare secca e poco elastica, le labbra screpolate, la bocca asciutta, le urine scarse e concentrate. Inoltre, se lo stato di disidratazione dovesse persistere, anche organi importanti come fegato e cervello sarebbero soggetti a gravi conseguenze.

Ecco perché la sana abitudine di bere la giusta quantità di acqua che mediamente si attesta intorno ad un paio di litri al giorno, concorre al benessere di tutto l’organismo.

L’acqua è fonte di vita e offre innumerevoli benefici. Protegge gli organi, elimina le tossine, lubrifica le articolazioni, regola la temperatura corporea, migliora la funzionalità intestinale, aiuta a dimagrire, contrasta l’invecchiamento cutaneo e molto altro ancora.

Che aspettiamo allora! Corriamo subito a bere un bel bicchiere d’acqua!

Digital Nursing Design. Come l’interaction design può contribuire alla trasformazione digitale dei processi di assistenza infermieristica personalizzata e continuativa intra ed extra ospedaliera.

Tesi di Interaction Design – Autore Dr Giovanni Stani

Abstract

In scienze infermieristiche per misurare la durata di un fenomeno, di un processo, di un’azione, o di un intervento infermieristico si utilizza il tempo. In pratica si utilizza il “secondo” come la 60- esima parte di un minuto. Questo metodo non consente di effettuare misurazioni di precisione conformi con gli standard attuali del Sistema Internazionale delle Unità di Misura che definisce il “secondo come l’intervallo di tempo che contiene 9.192.631.770 periodi a livello atomico (Cesio). Con l’utilizzo e la diffusione delle tecnologie digitali e l’integrazione delle comunicazioni digitali in tutti i processi socio-politico-commerciali è necessario comprendere che nello spazio-tempo prendono forma simultaneamente processi analogici/continui come le azioni umane ed i processi digitali/discreti come le interazioni uomo-macchina e macchina-macchina. Le azioni sono processi (causa-effetto) osservabili; li possiamo definire come eventi sul piano orizzontale che si realizzano in un tempo uguale o maggiore di 1 secondo, e possono ripetersi con una frequenza variabile in periodi di grandezze diverse (secondi, minuti, ore, giorni, settimane, mesi, anni). L’interazione è un processo bidirezionale, all’interno dell’azione o tra un’azione e l’altra, in cui due o più oggetti, agenti, enti, prodotti, servizi, sistemi, interagiscono uno sull’altro a frequenze altissime, inferiori a un secondo, misurabili e progettabili solo con tecnologie digitali specifiche. La tesi “Digita Nursing Design” dimostra che la programmazione delle interazioni nei processi di assistenza infermieristica è possibile solo con strumenti-sistemi e servizi informatizzati e connessi in rete che al momento non esistono ancora, ma che hanno urgenza di essere realizzati. La tesi è divisa in 4 capitoli: Relazioni; Problema; Soluzione; Sviluppi futuri. Nel primo capitolo, vengono messe in relazione le scienze più antiche come medicina, fisica, geometria, con le più recenti scienze infermieristiche e l’interaction design, integrando diverse teorie, codici e linguaggi. Mediante disegni a supporto del testo, viene offerta una visione sistemica per spostare la prospettiva dagli oggetti alle relazioni, dalla misurazione alla mappatura, dalle strutture ai processi, dalla scienza oggettiva alla scienza epistemica. Nel secondo capitolo, il problema viene scomposto in problemi generali relativi al Sistema Sanitario Nazionale, per far emergere la non visibilità delle diagnosi infermieristiche con il metodo DRG e lo stato dell’arte del Fascicolo Sanitario Elettronico. Nel contesto infermieristico i problemi presentati sono relativi alla carenza cronica di infermieri, all’assenza di tecnologie digitali di supporto, all’assenza di formati standard dei dati prodotti dagli infermieri ed ai limiti della documentazione cartacea. Infine, per rappresentare lo stato dell’arte relativo alla trasformazione digitale dei processi di assistenza infermieristica viene esposta la condizione di lavoro critica in cui si può trovare un infermiere che viene trasferito improvvisamente, in un contesto che non conosce, con scarse informazioni relative ai pazienti. Nel terzo capitolo viene presentata la soluzione, ovvero di come l’interaction design può contribuire all’ottimizzazione dei processi sanitari e alla trasformazione digitale dei processi di assistenza infermieristica personalizzata e continuativa. Mediante una serie di interfacce grafiche interattive viene presentata l’integrazione e l’interazione digitale nelle azioni degli infermieri per favorire la meta-datazione delle diagnosi infermieristiche ICNP, l’utilizzo del MEWS-NEWS e il tracciamento della qualità degli interventi infermieristici. Nel quarto capitolo “Sviluppi futuri” viene esposta una panoramica dei settori che potenzialmente possono avviare e beneficiare di alcuni progetti di digitalizzazione.

Per versione completa tesi inviare e-mail a giannistani@gmail.com

L’EVOLUZIONE DELLA PROFESSIONE INFERMIERISTICA: RUOLO STRATEGICO DELLA DIREZIONE GENERALE DELL’ASL FOGGIA.

A cura di: Dott. Stefano Marconcini Infermiere Coordinatore, Componente del Gruppo di Telemedicina ASL Foggia; Dott.ssa Carla Lara D’Errico Coordinatrice Servizio Infermieristico DSS S. Marco in Lamis, Componente del Gruppo di Telemedicina ASL Foggia.

In questi ul timi anni nell’ASL di Foggia si è assistito ad una progressiva legittimazione della professione infermieristica a partire dall’assessment organizzativo sino a quello operativo. Tra le novità di spicco a cui è stata data priorità c’è la totale informatizzazione dei servizi assistenziali e l’implementazione della telemedicina e teleassistenza, utili a governare un territorio altamente complesso come quello della provincia di Foggia costituito da 61 comuni distribuiti dal sub Appennino (comuni disagiati) al Gargano e alle isole Tremiti. Questi nuovi paradigmi per la gestione di un territorio così complicato sono stati fondamentali per i traguardi raggiunti dagli Infermieri dell’ASL.

Tra le varie innovazioni implementate che sono risultate strategiche, possiamo annoverare gli ambulatori Infermieristici, ambulatori delle cronicità dei Presidi Territoriali di Assistenza, Ospedali di comunità, Ser.D e tant’altro. Ultima rivoluzione, in casa ASL Foggia è la Centrale Operativa Territoriale, a governo Infermieristico con il modello del Care management, che permette la gestione degli assistiti a domicilio attraverso gli strumenti di Telemedicina, risultata strategica anche per la Gestione Covid 19 a domicilio.  Tutta la documentazione informatizzata è stata sviluppata con il linguaggio infermieristico standardizzato ICNP, con la definizione di diagnosi infermieristica, intervento ed outcome, rendendo tracciabile tutta l’attività professionale dell’Infermiere. E’ stato sviluppato un accertamento infermieristico universale, definito SOMA/PSICHE/RELAZIONE (Ercolani M., Sansoni J.; Marconcini S.) trasversale con tutte le altre professioni e in perfetta sintonia con il modello dei vasi comunicanti (D’Errico C.L.).

Con il sostegno della Direzione Generale sono state definite ed implementate diversi modelli di cartella clinica ospedaliera e Scheda clinica territoriale multiprofessionale informatizzata, anche per l’emergenza COVID 19. Nella ASL di Foggia l’Infermiere è un professionista a tutti gli effetti in grado di prendere decisioni e di definire dei percorsi assistenziali con valenza scientifica. L’ASL di Foggia ad oggi ha ricevuto per il lavoro effettuato dagli Infermieri diversi riconoscimenti, tra i quali il premio di miglior Poster Scientifico dalla CNAI al Convegno Nazionale di dicembre 2019, proprio sul lavoro effettuato con la scheda territoriale informatizzata con il linguaggio ICNP. Tutto ciò è stato possibile in quanto il Direttore Generale, Dr Vito Piazzolla, e la Dirigente del Servizio Infermieristico Territoriale, Dr.ssa Girolama De Gennaro, hanno proposto modelli assistenziali innovativi e di prossimità, dando spazio a tutte le professioni sanitarie, ed in particolare quella infermieristica, che contribuiscono giornalmente alla presa in carico di bisogni assistenziali complessi di persone affette da patologie croniche. Molte altre Direzioni dovrebbero utilizzare il modello della ASL Foggia per consentire ad una professione come quella Infermieristica, di progredire ed esprimersi al pieno nella propria autonomia professionale e ricevere di conseguenza tutti gli apporti quali-quantitativi che gli Infermieri insieme alle altre professioni possono fornire per la crescita e lo sviluppo della Azienda stessa.

Cot ASL FG                                                    cartella talete covid

LA FORMAZIONE INFERMIERISTICA

Tesi di Master in Formazione e tutorato nelle professioni sanitarie di Concetta Rossella Tomaiuolo

In Italia è Anna Celli che, nel primo 900, pubblica analisi dettagliate sulla condizione infermieristica, dichiarando che le Mansioni sono svolte da personale impreparato e mal pagato. La Celli, infermiera e femminista della borghesia del 900, ritenne che si dovessero attuare Corsi Preparatori per le infermiere dalla durata di almeno 6 mesi e che i requisiti fossero: licenza elementare e il certificato di buona condotta. Poche sono le scuole esistenti all’inizio del XX secolo in Italia, fondate dalle allieve della Nightingale (la scuola Croce Azzurra di Napoli diretta da Miss Grace Baxter e la scuola convitto Principessa Iolanda di Milano gestita poi dalla Croce Rossa Italiana). Con il Regio Decreto n. 1832 del 1925, si istituirono le scuole convitto professionali per infermiere Con il Regio Decreto n. 1832 del 19252 si giunge all’istituzione delle scuole convitto
professionali per infermiere. Esso costituisce la prima norma diretta a fissare i criteri unici istitutivi e gestionali di queste scuole, validi su tutto il territorio nazionale e rappresenta il tentativo di porre rimedio alla estrema frammentazione e disomogeneità della formazione
infermieristica del tempo. Tra il 1920 e il 1960/70 il bisogno sanitario si modifica (occorrono più infermiere), per cui si ha la Legge 124/1974 che consentì ai maschi di accedere alla formazione infermieristica.  E le scuole convitto furono convertite in Scuole per Infermieri Professionali senza l’obbligo di internato. Successivamente sono   istituite le prime 2 scuole per Dirigenti e Docenti dell’assistenza  infermieristica  a Roma all’Università la Sapienza e alla Cattolica. Con questo elaborato si è voluto, prima di tutto, indagare il fenomeno della formazione infermieristica, cercando poi di approfondire l’argomento dei bisogni formativi, dell’evoluzione della formazione infermieristica italiana e della figura del tutor. Nella seconda parte si mostra chi sia il tutor ed il ruolo che ha nella progettazione formativa. Nell’ultima parte vengono presentati le diverse Figure-Docente, come il Docente, il Coordinatore dell’Insegnamento Tecnico-Pratico e di Tirocinio, il Tutor e la Guida di tirocinio; si tratta, infine, dell’apprendimento clinico e del sistema di valutazione.

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L’INFERMIERE NELL’AMBULATORIO DELLE CRONICITÀ IN PNEUMOLOGIA. UNO STUDIO CON IL LINGUAGGIO STANDARDIZZATO ICNP®.

Tesi sperimentale di: Pallante Christian Luca

Le malattie croniche costituiscono la principale causa di morte quasi in tutto il mondo. Si tratta di un ampio gruppo di malattie, che comprende le cardiopatie, l’ictus, il cancro, il diabete e le malattie respiratorie croniche. Queste patologie sono determinate da fattori di rischio modificabili,intermedi e non modificabili. Si stanno sperimentando nuovi modelli organizzativi di approccio alla malattia per prevenire le complicanze e ridurle, migliorare l’integrazione multi-professionale per creare percorsi dedicati alle persone con cronicità e ridurre le ingenti spese derivanti dalle cure di queste patologie. Il modello di cui si sta discutendo è quello dell’Ambulatorio delle Cronicità ossia un nuovo modello organizzativo di integrazione tra i Medici di Medicina Generale, gli Specialisti ambulatoriali e gli Infermieri degli Ambulatori Infermieristici distrettuali, che mira a prendere in carico in maniera congiunta la persona con patologie croniche, applicando i PDTA e, attraverso visite e monitoraggi condivisi, punta all’empowerment del paziente e alla prevenzione e riduzione delle complicanze. Lo studio sperimentale di questa tesi riguarda il monitoraggio integrato medico-infermieristico con adozione del linguaggio infermieristico standardizzato ICNP®, ed è stato condotto nel distretto socio-sanitario di San Marco in Lamis.

Tesi l’Infermiere nell’ambulatorio delle cronicità in Pneumologia. Uno studio con il linguaggio standardizzato ICNP

MISSED NURSING CARE: UNA REVISIONE DELLA LETTERATURA

Tesi di: Concetta Rossella Tomaiuolo

Le Missed Nursing Care, ovvero le cure perse, si riferiscono a qualsiasi aspetto relativo all’assistenza al paziente che venga omesso (parzialmente o totalmente) o ritardato. Le Missed Nursing Care (MNC) sono presenti all’interno delle realtà sanitarie internazionali e rappresentano un indicatore della qualità delle cure offerte.Il primo in letteratura ad occuparsi delle MNC è stato Solchalski che nel 2004 ha definito “cura infermieristica incompiuta” come un’ attività non eseguita (ad esempio rispondere al campanello, non effettuare un’attività pianificata come la mobilizzazione, impegnarsi con un paziente a tornare e poi non farlo,non accertarsi che al paziente venga eseguita l’igiene del cavo orale ecc). Secondo l’OMS, un errore è definito come il mancato completamento di un’azione pianificata e prevista, o il commettere un errore durante una procedura. Ad esempio, un errore può verificarsi quando qualcosa viene eseguito in modo non corretto (errore di commissione) o quando qualcosa che dovrebbe essere fatto non viene eseguito (errore di omissione). Nella pianificazione nell’attuazione delle cure, indipendentemente dal fatto che l’errore sia di commissione od omissione, è necessario analizzare il motivo per cui si è verificato, per offrire soluzioni, e per prevenire eventuali ricorrenze. Secondo l’Agency for Healthcare Research and Quality (AHRQ), gli errori di omissione sono più difficili da riconoscere che gli errori di commissione e rappresentano pertanto un grave problema con importanti implicazioni per la qualità e la sicurezza delle cure. L’omissione della cura infermieristica può portare a risultati avversi per i pazienti, con significativi danni, soprattutto nelle popolazioni dei pazienti vulnerabili. Il fenomeno della cura infermieristica mancata è stato definito per la prima volta da Kalisch in uno studio qualitativo effettuato in diversi Ospedali Americani che, analizzando sia gli infermieri e sia gli assistenti sanitari di diverse Unità Operative quali medicine, chirurgie, terapie intensive e riabilitazioni, è stato svolto per identificare la tipologia delle cure infermieristiche che sono state omesse regolarmente durante un soggiorno in ospedale. Negli ultimi anni questo fenomeno è stato studiato da diversi ricercatori, specialmente negli Stati Uniti d’America, individuando le cause ed in particolar modo quanto abbiano influenzato negativamente i professionisti sanitari avendo come conseguenze il burnout e la frustrazione. Tale fenomeno è interpretato tramite il Missed Nursing Care Model (MNCM), secondo cui contribuiscono al verificarsi di questa problematica gli antecedenti (risorse umane, materiali e comunicazione non adeguati), gli elementi del processo di nursing, le percezioni degli infermieri e il processo di decisione (valori, credenze, abitudini). Le cure perse portano allo sviluppo di conseguenze negative sui pazienti (es. allungamento degenza, disabilità, lesioni cutanee) e sugli operatori sanitari (es. insoddisfazione lavorativa, abbandono del lavoro, rabbia). Responsabilità dell’infermiere è per questo cercare di limitarle il più possibile per garantire maggiore sicurezza ai pazienti.

Bibliografia:

  1.  Kalisch BJ, Landstrom GL, Hinshaw AS. Missed nursing care: a concept analysis. J Adv Nurs. 2009 (May 12); Vol. 65. Issue 7: 1509–1517.
  2.  Potter P, Wolf L, Boxerman S et al. An Analysis of Nurses’ Cognitive Work: A New Perspective for Understanding Medical Errors. Agency for Healthcare Research and Quality. 2005.
  3. Kalisch BJ, Landstrom GL, Williams RA. Missed nursing care: errors of omission. Nurs Outlook. 2009 (January – February); Issue 57: 3-9.

Tesi Missed Nursing Care una revisione della letteratura

Una nuova metodologia per l’accertamento infermieristico: Soma, Psiche e Relazioni.

Autori: Maurizio Ercolani; Stefano Marconcini; Julita Sansoni

Durante lo studio dei linguaggi standardizzati e tassonomie  dell’infermieristica abbiamo maturato l’idea di quanto sia difficile o addirittura impossibile il loro utilizzo  applicato alle innumerevoli teorie del nursing. Abbiamo pertanto sentito l’esigenza di possedere un framework di base che potesse guidarci:  era dunque  necessario un sistema di accertamento universale. Il prescindere  da un modello teorico di riferimento, o dall’utilizzo di più modelli teorici, ci pose di nuovo di fronte al  problema oramai inderogabile, di come rendere sicuro e generalizzabile, il percorso per  una raccolta dati significativa, utile,  e completa. Come organizzare l’accertamento infermieristico senza uno schema concettuale  di riferimento? Come rendere organica l’osservazione, il colloquio e gli emergenti della relazione con l’assistito? Abbiamo perciò iniziato ad ipotizzare un accertamento suddiviso in tre macro aree che potessero rappresentare una raccolta dati, dal punto di vista olistico, necessari per elaborare un piano di cura e di assistenza infermieristica: l’osservato direttamente o riferito; le emozioni ed i pensieri, narrati, espressi o transferali e le interazioni con gli altri e con l’ambiente. Grazie alla sperimentazione presso alcune unità operative attraverso l’utilizzo della documentazione informatizzata del paziente  (TaleteWeb), abbiamo potuto strutturare e proporre un accertamento infermieristico che riteniamo  universale,  sviluppato su tre aree che abbiamo identificato come: Soma, Psiche e Relazioni. Il nostro riferimento concettuale, base per l’accertamento infermieristico proposto, è stato il concetto di Salute  definito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, inteso come stato di benessere fisico, psichico e sociale.

Per focalizzare i bisogni di assistenza infermieristica vengono analizzate le aree proposte in quanto da noi considerato modello olistico: soma-psiche-relazioni:

1.     Soma: inteso come corpo, l’aspetto prettamente fisico;

2.     Psiche: inteso come stato mentale, l’aspetto prettamente psicologico;

3.     Relazioni: inteso come stato sociale, l’aspetto legato alle relazioni e al ruolo sociale.

L’anamnesi infermieristica è gestita, organizzata e raggruppata esclusivamente su queste tre aree a differenza di altre tipologie di accertamento che sono sviluppati in modalità più complessa, come ad esempio  il modello funzionale della Gordon o altri accertamenti legati a dei modelli teorici come ad esempio quello della Henderson o quello locale, proposto dal Gruppo di Cantarelli. L’accertamento attraverso il nostro modello olistico suddiviso in tre aree, può essere considerato un accertamento universale è può essere applicato a qualsiasi modello teorico di riferimento, perché nasce dal concetto di salute, concetto per l’appunto globale e riconosciuto e generalizzabile nella sua essenza in tutto il mondo.  Anche prendendo in considerazione le nuove definizioni di salute, che nei suoi astratti la definisce come una condizione di equilibrio (dinamico, dunque sempre nuovo, continuamente da costruire) tra il soggetto e l’ambiente (umano, fisico, biologico, sociale) che lo circonda(1), con tale modello andiamo ad esplorare tutti i suoi componenti:

1.     Nell’area soma si esplorerà il tangibile, la fisicità della persona assistita, il suo essere soggetto vivente e i suoi processi biologici;

2.     Nell’ area  psiche indagheremo ciò che non è tangibile, le sue emozioni, il suo pensare, il suo sentirsi essere umano e i suoi desideri;

3.     Nell’area  delle Relazioni cercheremo di indagare, conoscere e studiare  il suo rapporto con il contesto, con l’ambiente intorno a lui, con le persone con cui interagisce ed i ruoli che egli gioca nei vari ambiti sociali.

Attraverso la  valutazione della nostra sperimentazione, possiamo far emergere e concludere che l’utilizzo del nostro modello olistico trifasico, applicato come framework nell’accertamento permette di unificare l’anamnesi di tutto il corpus legato all’assistenza infermieristica, cercando di raggiungere un grande obiettivo per la professione, quello di definire un unico linguaggio standardizzato, anche a prescindere dai diversi modelli teorici di riferimento studiati durante la formazione universitaria anche  post-base e dal background dell’Infermiere. Tale obiettivo è raggiungibile se la guida per l’applicazione dello sviluppo del processo di Nursing inteso come metodo scientifico per l’assistenza, inizia, fin dall’accertamento iniziale, dal riconoscimento del concetto universale di Salute, applicato al modello olistico trifasico.

[1] F. Leonardi, Il grande paradosso della salute. La salute non è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale. Nuove prospettive, Felici Edizioni di Pisa, 2015

Accanto al Bambino e alla sua Famiglia – Percorso di accoglienza ed inclusione negli ambiti educativi

Corso di Formazione ECM di Jesi del 7 settembre 2018 analisi e risultati:

Conoscere le situazioni di fragilità dell’età evolutiva, accogliere e accompagnare in chiave inclusiva i bambini e le loro famiglie: un percorso da affrontare insieme per agire a tutto campo, cioè per essere capaci di dare concretezza al diritto di cittadinanza di tutti, indipendentemente dalla loro condizione e dalle singole problematiche.Corso di Formazione rivolto a operatori sanitari, psicologi, assistenti sociali, insegnanti,  educatori, catechisti e cittadini.
L’iniziativa, proposta da APSI, Scienze infermieristiche e dall’Istituto Comprensivo “C.Urbani” Moie in collaborazione con Ufficio Catechistico e Pastorale della Salute Regionali, è stata condivisa da enti e associazioni regionali: Asur Marche, Ordine degli Psicologi, Associazione Maestri Cattolici e Forum delle Associazioni Familiari. Inoltre è stata accolta dalla Diocesi di Jesi con Ufficio Catechistico per la disabilità , Pastorale della Famiglia, Avulss, Unitalsi e Caritas, in una sinergia di intenti «che ci lascia sperare in un percorso di condivisione su problematiche e temi così importanti. – ha dichiarato Marcella Coppa segreteria organizzativa – Il confronto fra tante realtà istituzionali ed associative, fra i diversi mondi che vivono i temi educativi più complessi rappresenta un’occasione importante per i diversi operatori, per avere uno sguardo d’insieme, arricchire il proprio bagaglio professionale e agire anche sui sistemi relazionali e sul contesto.»
Un’intera giornata per confrontarsi sul tema della disabilità e dell’inclusione, dunque, nei suoi tanti aspetti: psicologico, medico-assistenziale, pedagogico, normativo, con la mattinata dedicata agli approfondimenti tematici proposti dagli esperti relatori e il pomeriggio ai laboratori guidati. La presentazione della giornata è stata curata dal Prof. Franco de Felice dell’Università di Urbino.

Il  Dott.Maurizio Ercolani ha moderato i seguenti interventi:

Nel pomeriggio si sono svolti i laboratori dedicati all’inclusione:

  1. Laboratorio su disabilità sensoriali: con Chiara Rossetti, educatrice laureata in Scienze della Formazione e master in Analisi del comportamento e le educatrici Serena Stronati, Donatella Belli, Rosina Giuseppetti.
  2. Laboratorio su Bisogni Educativi Speciali e disabilità mentali: con Alessandro Suardi – psicologo, psicoterapeuta e consigliere regionale dell’Ordine degli psicologi delle Marche.  Bisogni Educativi Speciali e Disabilità Mentali
  3. Laboratorio dedicato all’Autismo: con Suor Veronica Donatello.

Notevole il successo dell’evento formativo con oltre 250 presenze e relativa partecipazione interattiva degli stessi, questo evidenzia l’importanza dei contenuti che sono stati trattati e che andrebbero  sensibilizzati a tutti i livelli da quelli professionali, educativi/pedagogici, a quelli sanitari/sociali che a  livello dei Media al fine di coinvolgere non solo gli operatori ma anche  le famiglie ad una corretta gestione della problematica sempre più presente nella nostra società.

Il linguaggio standardizzato ICNP® nel processo di assistenza infermieristica: la sperimentazione dell’ASL di Foggia, Azienda Sanitaria Locale leader in Italia

Autori: Girolama De Gennaro1; Carla Lara D’errico2; Stefano Marconcini3;  Antonia Maria Papagno4.

1Dirigente delle professioni sanitarie ASL Foggia; 2Coordinatrice Servizio infermieristico territoriale Distretto Socio Sanitario  S. Marco in Lamis (FG); 3Coordinatore infermieristico S. O. C. Ortopedia Presidio Ospedaliero di Manfredonia (FG); 4Coordinatrice Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura di Manfredonia (FG).

L’International Classification for Nursing Practice (ICNP®) è un linguaggio infermieristico internazionale e nel 2009 è stato accettato ed incluso nella Famiglia delle Classificazioni Internazionali dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO Family of International Classification). L’ICNP® è una terminologia infermieristica standardizzata di tipo combinatorio costruita dall’International Council of Nurses (ICN) nell’ambito di un progetto di ricerca trentennale che ha coinvolto numerosi Paesi del mondo. La terminologia ICNP® consente di esprimere diagnosi infermieristiche, interventi infermieristici e risultati dell’assistenza infermieristica facilitando anche l’integrazione con il linguaggio locale e le altre terminologie esistenti.

Nella ASL Foggia è nata l’esigenza di introdurre le diagnosi infermieristiche al fine di tracciare tutto il percorso assistenziale, soprattutto quando si realizza la continuità assistenziale ospedale – territorio,  con un linguaggio scientifico, condiviso in tutto il mondo, e facilmente accessibili da tutti attraverso il web. Tale necessità deriva da obblighi di legge professionali (Legge n. 251/2000) e di garanzia per la sicurezza delle cure (Legge n. 24 del 2017). La sperimentazione inizia con la proposta effettuata dalla Coordinatrice del Servizio Psichiatrico di diagnosi e Cura  (SPDC) di Manfredonia Dr.ssa Antonietta Papagno e dal  Dott. Stefano Marconcini, allora infermiere clinico dello stesso servizio, dopo che  nel mese di luglio 2015 aveva effettuato la “Summer School” a Bologna, corso  di preparazione  alla terminologia infermieristica.  La sperimentazione è stata fortemente sostenuta dal Direttore del SPDC Dr Savino Dimalta e dalla Dr.ssa Girolama di Gennaro direttrice del servizio infermieristico della ASL Foggia e dal Direttore Generale Dr Vito Piazzolla.

Nel settembre  del 2015 è stata chiesta all’ITALIAN ICNP® RESEARCH & DEVELOPMENT CENTRE presso l’Università La Sapienza di Roma , l’autorizzazione per procedere alla sperimentazione presso l’SPDC di Manfredonia.La Direttrice del Centro di Ricerca,  Prof.ssa Julita Sansoni, ha accordato  in tempi brevi  la sperimentazione ed in seguito è stato acquisito anche il consenso della Direzione generale della ASL Foggia.Ad ottobre è stato costituito il focus group per individuare le diagnosi, outcomes e interventi più frequenti in un servizio psichiatrico di diagnosi e cura cui segue un audit per l’analisi  a campione di 50 cartelle con patologie diverse con lo scopo di individuare i problemi assistenziali più frequenti per poi tradurli in diagnosi ICNP®. Si procede alla scelta delle diagnosi, che ad una prima analisi risultarono nel n. 79, successivamente dopo una revisione nel n. di 45. Il tutto viene comparato al catalogo ICNP® 2013 per la psichiatria  già stilato  dai colleghi inglesi. Dopo attenta analisi del catalogo e della realtà assistenziale in ambito psichiatrico italiano si procede alla determinazione definitiva del gruppo di diagnosi/outcomes/interventi da utilizzare. Dal raffronto si individuano n. 31 diagnosi, 49 outcome e 143 interventi. Il tutto viene rappresentato su uno schema  cartaceo dove si evince la diagnosi, l’outcomes (diagnosi di risultato) e gli interventi per la risoluzione della diagnosi.  Viene definito il protocollo di ricerca e definiti gli obiettivi:

  • Introduzione dello strumento di pianificazione come documento ufficiale e facilitare l’implementazione della cartella infermieristica informatizzata (medio termine);
  • Utilizzare un linguaggio scientifico condiviso per la pianificazione dell’assistenza; (breve termine)
  • Assicurare continuità assistenziale Ospedale/Territorio utilizzando lo stesso linguaggio (medio termine);
  • Migliorare il rapporto tra Infermiere/persona assistita (breve termine);
  • Migliorare il lavoro di equipe (medio termine).

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Rischio clinico: Corso FAD n° 229817 accreditato per 36 crediti ECM

La gestione del rischio clinico: aspetti innovativi e il ruolo dell’informatizzazione

Il nuovo contesto, leggi, norme, regolamenti, rendono ormai non più procrastinabile il passaggio alla gestione informatizzata dei processi di risk management.

Formare la consapevolezza e la competenza del personale sanitario in materia di rischio clinico e di information technology, favorendone il passaggio culturale e l’abbandono definitivo della medicina difensiva, rappresenta la sfida del SSN per l’effettivo miglioramento della sicurezza e della qualità delle cure e non ultimo per la tutela giuridica dell’esercente attività sanitaria.

Il corso, che fornisce una risposta concreta a questa esigenza, è strutturato in 12 lezioni interattive organizzate in quattro sessioni, ogni lezione, oltre ai contenuti teorici (molti con traccia audio) e al test di apprendimento, prevede lo svolgimento di esercitazioni pratiche in un ambiente di prova del sistema informatico TaleteWeb, messo a disposizione degli studenti.

Le esercitazioni vogliono fornire la possibilità di provare in modo diretto quanto l’informatizzazione consenta di tradurre in modo efficace l’applicazione di metodologie e tecniche, proprie del rischio clinico, che la sola presentazione teorica potrebbe rendere non immediatamente fruibili nel contesto operativo dei reparti ospedalieri.

Il corso è stato realizzato con la collaborazione di docenti “risk manager” di importanti aziende sanitarie del nord, centro e sud Italia, capaci, quindi, di rappresentare l’approccio metodologico ed organizzativo di diverse realtà sanitarie italiane.

Il sistema informatico messo a disposizione per l’ambiente di prova è attualmente utilizzato da primarie aziende sanitarie italiane pubbliche e private pertanto fornisce agli studenti un valido strumento di formazione operativa ampiamente testato e consolidato.

Il progetto formativo si rivolge a tutte le professioni sanitarie ed in particolare a quanti vogliono proporsi come referenti/facilitatori del rischio clinico sia in strutture sanitarie pubbliche che private.

Il corso è rivolto sia al singolo professionista, già inserito nel mondo del lavoro, che vuole accrescere la propria competenza, che al giovane che vuole arricchire il proprio curriculum.

L’offerta formativa è rivolta anche e soprattutto alle aziende che intendono verticalizzare la formazione della propria rete di referenti e facilitatori rischio clinico. Per le aziende pubbliche il corso è disponibile sul catalogo MEPA. Per le aziende private è possibile concordare le modalità di fruizione per gruppi di operatori.

E’ possibile anche personalizzare i contenuti del corso e/o accreditarne uno su specifica richiesta dell’azienda cliente.

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La scheda tecnica del corso: clicca qui

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