Aspetti psicologici

Accanto al Bambino e alla sua Famiglia – Percorso di accoglienza ed inclusione negli ambiti educativi

Corso di Formazione ECM di Jesi del 7 settembre 2018 analisi e risultati:

Conoscere le situazioni di fragilità dell’età evolutiva, accogliere e accompagnare in chiave inclusiva i bambini e le loro famiglie: un percorso da affrontare insieme per agire a tutto campo, cioè per essere capaci di dare concretezza al diritto di cittadinanza di tutti, indipendentemente dalla loro condizione e dalle singole problematiche.Corso di Formazione rivolto a operatori sanitari, psicologi, assistenti sociali, insegnanti,  educatori, catechisti e cittadini.
L’iniziativa, proposta da APSI, Scienze infermieristiche e dall’Istituto Comprensivo “C.Urbani” Moie in collaborazione con Ufficio Catechistico e Pastorale della Salute Regionali, è stata condivisa da enti e associazioni regionali: Asur Marche, Ordine degli Psicologi, Associazione Maestri Cattolici e Forum delle Associazioni Familiari. Inoltre è stata accolta dalla Diocesi di Jesi con Ufficio Catechistico per la disabilità , Pastorale della Famiglia, Avulss, Unitalsi e Caritas, in una sinergia di intenti «che ci lascia sperare in un percorso di condivisione su problematiche e temi così importanti. – ha dichiarato Marcella Coppa segreteria organizzativa – Il confronto fra tante realtà istituzionali ed associative, fra i diversi mondi che vivono i temi educativi più complessi rappresenta un’occasione importante per i diversi operatori, per avere uno sguardo d’insieme, arricchire il proprio bagaglio professionale e agire anche sui sistemi relazionali e sul contesto.»
Un’intera giornata per confrontarsi sul tema della disabilità e dell’inclusione, dunque, nei suoi tanti aspetti: psicologico, medico-assistenziale, pedagogico, normativo, con la mattinata dedicata agli approfondimenti tematici proposti dagli esperti relatori e il pomeriggio ai laboratori guidati. La presentazione della giornata è stata curata dal Prof. Franco de Felice dell’Università di Urbino.

Il  Dott.Maurizio Ercolani ha moderato i seguenti interventi:

Nel pomeriggio si sono svolti i laboratori dedicati all’inclusione:

  1. Laboratorio su disabilità sensoriali: con Chiara Rossetti, educatrice laureata in Scienze della Formazione e master in Analisi del comportamento e le educatrici Serena Stronati, Donatella Belli, Rosina Giuseppetti.
  2. Laboratorio su Bisogni Educativi Speciali e disabilità mentali: con Alessandro Suardi – psicologo, psicoterapeuta e consigliere regionale dell’Ordine degli psicologi delle Marche.  Bisogni Educativi Speciali e Disabilità Mentali
  3. Laboratorio dedicato all’Autismo: con Suor Veronica Donatello.

Notevole il successo dell’evento formativo con oltre 250 presenze e relativa partecipazione interattiva degli stessi, questo evidenzia l’importanza dei contenuti che sono stati trattati e che andrebbero  sensibilizzati a tutti i livelli da quelli professionali, educativi/pedagogici, a quelli sanitari/sociali che a  livello dei Media al fine di coinvolgere non solo gli operatori ma anche  le famiglie ad una corretta gestione della problematica sempre più presente nella nostra società.

COSA NON CAMBIA PER L’INFERMIERISTICA DOPO IL CCNL

A cura  Maurizio Ercolani e Stefano Marconcini

All’alba della sottoscrizione definitiva del nuovo CCNL cerchiamo di analizzare quello che ancora bisogna risolvere e quello che c’è da costruire in vista del prossimo contratto, non solo da un punto di vista “contrattuale o sindacale”, ma anche da un punto di vista di crescita professionale, verso una vera evoluzione dell’Infermieristica come “Scienza”.
Il passaggio da collegio IPASVI a OPI (Ordine delle Professioni Infermieristiche determina sicuramente un momento importante nella storia dell’Infermieristica. Ma non analizzare il presente, considerando  questo momento come punto di arrivo e non di ripartenza dello sviluppo professionale iniziato nel 1994 con la marcia di 50mila è sicuramente ciò che i nostri colleghi non vogliono, non devono e non possono desiderare. Tante sono ancora le criticità che  investono la professione e ci chiedono una riflessione, oggi, per costruire il nostro futuro. Uno degli slogan di quel 1° luglio 1994 fu “Signor dottore ho commesso un gran reato, ho pensato, ho pensato”. Oggi con l’approvazione della Legge 3/2018, meglio conosciuta come “Legge Lorenzin”, ci poniamo a pieno diritto nell’olimpo delle professioni intellettuali.  24 lunghi anni per ottenere finalmente il diritto a pensare.  Eppure, questo momento, importante, ma non esaustivo, non è concepito da tutti I colleghi nella stessa maniera. E proprio questo rischia di identificarlo come punto di arrivo. N   elle unità di degenza ci si rende conto facilmente che il passaggio da uno status sociale che ci vedeva considerati alla stregua di ausiliari dell’arte medica, a professionisti autonomi e responsabili ancora non è avvenuto. E purtroppo non è avvenuto nelle menti dei nostri colleghi, che ancora non si sentono tali. E questo loro sentire passa velocemente, serpeggia  nei corridoi delle corsie, nelle menti dei giovani colleghi, rendendo ancor più spaventoso il futuro. La massiccia presenza di personale medico nei nostri corsi di formazione, unita a questo malcelato malessere di colleghi che in primis non rivendicano il loro essere Infermieri, crea un vissuto emotivo nei giovani che si affacciano alla professione a dir poco devastante. Continue reading

NURSING NARRATIVO E DISTURBO BORDERLINE DI PERSONALITÀ

UNIVPM 3. Lettere della Facoltà maggio-giugno 2017  pag 32

Il presente lavoro cerca di coniugare la medicina narrativa, che ha tra le sue finalità il recupero del sentire la propria malattia, del viverla, accettarla e superarne le difficoltà (presenti e future), con un utente difficile, forse il più difficile, con cui instaurare una relazione interpersonale talmente profonda e con implicazioni emotive tali da rendere efficace il nursing narrativo. E’ una sfida difficile che mette il professionista, e l’intera equipe assistenziale, di fronte a se stessi, alle proprie difficoltà, resistenze, ponendo al centro del sistema di cura, e di accudimento, la relazione con l’assistito….

per il resto dell’articolo continuare nel link sottostante: 3. Lettere della Facoltà maggio-giugno 2017

“LA GESTIONE INFERMIERISTICA DELL’INCONTINENZA URINARIA DALLA PREVENZIONE ALLA CRONICITA’”

Tesi sperimentale. Autrice: Anna Allessandrino

Background: L’incontinenza urinaria consiste nell’emissione involontaria di urina e si distingue in diverse forme: Incontinenza da sforzo (si verifica in seguito a sforzi, esercizio fisico, starnuti o tosse); Incontinenza da urgenza (accompagnata o immediatamente preceduta da urgenza per stimolo minzionale incontrollabile); Incontinenza mista (caratterizzata dalla presenza di entrambe le condizioni, urgenza e sforzo); Enuresi notturna (si manifesta solo durante il sonno); Incontinenza da rigurgito (con assenza o riduzione dello stimolo minzionale); Incontinenza post-minzionale (persistente dopo il normale atto minzionale); Incontinenza riflessa (assenza di stimolo minzionale,  conseguente ad un danno neurologico delle vie spinali o delle aree sovraspinali preposte al controllo del ciclo della minzione). L’ incontinenza urinaria rappresenta una condizione in grado di compromettere la qualità di vita di chi ne è affetto e, nei casi più complessi, può mettere a repentaglio la vita stessa delle persone. Ha risvolti importanti sulla sfera economica e psico-sociale ed è causa di problemi psicologici, occupazionali, relazionali, fisici e sessuali. Visto la diffusione del fenomeno ed anche i costi che incideranno sempre di più sulla spesa sanitaria, è necessario che l’Infermiere sappia gestire i problemi determinati dall’  incontinenza urinaria a tutti i livelli.

Tesi La gestione infermieristica dell’Incontinenza Urinaria dalla prevenzione alla cronicità.

Corsi Fad APSI-TALETEWEB

Siamo lieti di comunicarvi che abbiamo stipulato un accordo con APSI (Associazione professioni sanitarie) e Taleteweb (partner per la produzione di documentazione sanitaria informatizzata) per l’erogazione di corsi FAD ECM ad alto contenuto manageriale e scientifico. I corsi di formazione  proposti prevedono una sezione teorica ed una parte con esercitazioni informatizzate. Per maggiori informazioni e per iscrizioni: Clicca qui
A breve sara presente sul sito una pagina dedicata all’offerta fad.

TALETEWEB  APSI

I modelli Teorici di riferimento e i linguaggi standardizzati, quali utilizzare.

3° Parte

a cura di Stefano Marconcini, Maurizio Ercolani e Catalano Antonio Adriano.

HILDEGARD E. PEPLAU

Differentemente da altre teoriche, che si soffermano molto sulla fase iniziale di osservazione e di raccolta dati, elemento in cui fortemente ci viene in aiuto l’informatizzazione per la raccolta ordinata e l’elaborazione dei dati, la Peplau sviluppa una delle prime vere teorie del Nursing, lei stessa la definisce come “una struttura concettuale di riferimento” (schema concettuale di riferimento).  La sua teoria ha una struttura concettuale che scaturisce da un lungo periodo di osservazione metodica e dalla cognizione che i fenomeni di interazione possiedono un notevole significato di tipo qualitativo-terapeutico per i risultati ottenuti. Tale riflessione implica la necessità da parte dell’infermiere di sviluppare conoscenze opportune. Ciò sposta la riflessione iniziale da “cosa sia l’assistenza infermieristica” verso “cosa sanno gli infermieri”. L’elaborazione del modello teorico è strutturato servendosi delle scienze sociali, dalla psicologia e dalla psichiatria, utilizzando tutti quei concetti che possono servire all’infermiere per risolvere i problemi incontrati quotidianamente ponendosi in relazione con la persona assistita. «Lo scopo dell’interazione che gli infermieri hanno con i loro assistiti è di erogare prestazioni infermieristiche che contribuiscano al miglioramento della salute e del benessere della persona. Continue reading

La Sindrome del Burn out impatto nelle Helping Professions

Si comincia a parlare della «sindrome di burn-out» nella prima metà degli anni 70, negli Stati Uniti, per identificare una patologia professionale che veniva osservata sempre più frequentemente tra gli operatori sociali, caratterizzata da un rapido decadimento delle risorse psicofisiche e un altrettanto rapido peggioramento delle prestazioni professionali. Gli operatori afflitti da tale patologia appaiono completamente “bruciati”, “fusi”, “cortocircuitati”, ovvero oltremodo sfiniti, esauriti “a tutto campo”. Il termine «burn-out» deriva dal gergo sportivo: negli anni Trenta veniva utilizzato per indicare la condizione di quegli atleti che, dopo un periodo di successi, improvvisamente vanno in crisi e non riescono a dare più nulla dal punto di vista agonistico. Analogamente, gli operatori sociali in burn-out non riescono a dare più nulla dal punto di vista relazionale. Sono molti i professionisti degli ambienti socio/sanitari a rischio di burn-out, ma quelli più “esposti” sembrano essere: operatori di comunità; educatori; insegnanti; riabilitatori psichiatrici; assistenti sociali, infermieri. Si tratta di professioni basate sulla “relazione d’aiuto” tra operatore e utenti “disagiati”. Professioni nelle quali le responsabilità morali dell’operatore, lo stress a cui è sottoposto e il suo coinvolgimento emotivo sono elevatissimi. Proprio tali condizioni di lavoro, se non sussistono le adeguate misure di prevenzione, portano inevitabilmente alla “fusione”, al breakdown dell’operatore. Una delle modalità per prevenire lo stress lavorativo è il Benessere Organizzativo. Difatti, nel corso degli ultimi anni è aumentata la consapevolezza circa la rilevanza che la  “salute organizzativa” (il benessere psicologico e sociale degli attori entro l’organizzazione) possiede nell’alimentare un circolo virtuoso per le persone e per le organizzazioni stesse in  termini di efficacia, produttività ecc. Possiamo immaginare il clima organizzativo come un  insieme dato da una serie di fattori la cui conoscenza dello stato permette di prevedere, ad esempio, la maggiore incidenza di conflitti e litigi tra le persone, così come la presenza di collaborazione e di rapporti di reciproca fiducia.

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“NUOVE FRONTIERE NEL TRATTAMENTO DELLE DIPENDENZE: LA GRUPPOANALISI”

Seminario promosso e organizzato
dalla Casa di Cura “Villa Silvia” in collaborazione con il C.A.T.G.
ed il Comune di Senigallia

10 ottobre 2015
Rotonda a Mare
Senigallia

6 crediti ECM per tutte le professioni sanitarie

Iscrizione gratuita

 

Il Centro Analisi Terapeutica di gruppo propone in questo Seminario un tema di grande interesse ed attualità: il trattamento delle dipendenze.
Assunto centrale del Seminario, che si vuole dimostrare, è la centralità della psicoterapia di gruppo e della Gruppoanalisi in particolare.
All’uopo vengono presentate cinque relazioni, in un continuum che va dall’approccio nosografico psichiatrico a quello psicopatologico e psicoterapeutico, considerato secondo gli approcci fenomenologico, psicoanalitico e sistemico-relazionale, per approdare alla teoria e metodologia del trattamento nell’ottica gruppoanalitica. Le diverse forme con cui si presenta il fenomeno della dipendenza, le varietà di sostanze e di comportamenti in risposta a differenti bisogni e carenze, testimoniano la diversità di ogni soggetto dipendente.  E’ per questo che le tecniche terapeutiche di gruppo si dimostrano le più efficaci nel rispondere alle diverse costellazioni personologiche e psicopatologiche (Yalom).  Sappiamo che l’evoluzione della psicoanalisi va nel senso di considerare la relazione al centro del processo terapeutico. La gruppoanalisi va oltre, focalizzando l’attenzione sul conflitto individuo-gruppo. Il gruppo diventa allora uno spazio trasformativo che supporta lo sviluppo di un progetto comune, di una “matrice dinamica” della comunicazione (Foulkes) in cui confluiscono fantasie, aspettative e desideri individuali, del gruppo in toto e della rete terapeutica istituzionale. Nel gruppo di pazienti con dipendenza patologica la struttura, il processo e il contenuto si modificano a beneficio di tutti e ciascuno dei suoi membri. Nell’équipe terapeutica la supervisione condotta in ottica gruppoanalitica consente di affrontare e possibilmente risolvere i sedimenti psicopatologici e le impasses istituzionali.

Segreteria Organizzativa:
Letizia Miccoli, Federica Mencaroni
Tel./Fax 071 7927961
e-mail: info@villasilvia.com

Promozione del benessere organizzativo negli ambienti di lavoro e sviluppo di azioni di contrasto dei rischi psicosociali

Il benessere psicofisico è condizione indispensabile alla buona qualità del lavoro. I professionisti che lavorano in sanità sono esposti, come è noto, ad elevati livelli di stress, che può pregiudicare la loro salute e compromettere il clima del contesto nel quale operano e quindi la qualità della prestazione erogata.

Ciò pone una forte sfida di cambiamento alle Organizzazioni che vogliano essere effettivamente attente a rispettare la novità giuridica e a cogliere le implicazioni da esse derivanti.

Questo è il primo di una serie di articoli che pubblicheremo sull’argomento proponendo di volta in volta analisi, esperienze, metodologie e tecnologie informatiche di supporto all’attività di valutazione e prevenzione dei rischi psicosociali.

Si potrà accedere ad applicazioni informatiche di prova, direttamente on line, che proporranno esempi di questionari elettronici per la valutazione di: benessere organizzativo, mobbing, stress lavoro correlato, burnout ecc.

Daremo la parola a professionisti che operano in strutture sanitarie pubbliche e private che esporranno i loro studi e la loro esperienza in campo.

Chi lo desidera può partecipare attivamente al nostro blog inviandoci un proprio articolo sull’argomento del rischio psicosociale e del benessere organizzativo che pubblicheremo integralmente.

Per leggere il primo articolo clicca qui potrai così scaricare le credenziali e l’istruzione per provare i questionari per la valutazione del benessere organizzativo e del fenomeno del mobbing direttamente on line e iscriverti alla nostra newsletter

Nel prossimo articolo parleremo in maniera diffusa della figura del Consigliere di Fiducia (CdF) e forniremo le credenziali per provare il questionario per la valutazione del fenomeno del burnout

L’importanza degli aspetti Psicologici nei corsi di formazione

di Antonio Marchesani – Filosofo. psicologo e psicoterapeuta

Il Benessere Organizzativo è un modello di ricerca che definisce un’ organizzazione efficace e produttiva se assicura un adeguato grado di benessere fisico e psicologico ai propri lavoratori: valuta gli aspetti critici e le positività degli ambienti di lavoro. Sappiamo che negli operatori delle relazioni di aiuto spesso si va incontro a manifestazioni/burnout che portano all’esaurimento emozionale e ad un atteggiamento di distacco sul lavoro. Inoltre nell’interazione tra persona e ambiente si può inserire facilmente uno stato emozionale di Stress. Una recente definizione della Commissione europea indica lo “stress lavorativo” come l’insieme di reazioni emotive, cognitive, comportamentali e fisiologiche ad aspetti avversivi e nocivi del contenuto del lavoro, dell’organizzazione del lavoro e dell’ambiente di lavoro. Questo quando siamo nella teoria, cioè nella mente, ma cosa succede nel vissuto dell’operatore a continuo contatto con il suo paziente?
C’è uno spazio, un angolo dove poter esprimere le sue ansie mobilitate dall’incontro con il suo paziente “cieco e sordo”?
C’è la possibilità di uscire dalla competizione e volersi bene?
 

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