Tesi sperimentale. Autrice: Francesca Prisco
Background: La SLA è una malattia degenerativa che colpisce i motoneuroni inferiori del midollo spinale e del tronco encefalico e i motoneuroni superiori che proiettano ai fasci corticospinali. Questi vanno incontro a degenerazione, muoiono e smettono di inviare messaggi ai muscoli. La morte di queste cellule avviene gradualmente nel corso di mesi o anche anni, con un decorso del tutto imprevedibile e differente da soggetto a soggetto con esiti disastrosi per la qualità di vita oltre che per la sua sopravvivenza. L’ incidenza è di circa 3 casi ogni 100.000 abitanti/anno, e la prevalenza è di circa 10 ogni 100.000 abitanti, nei paesi occidentali. Attualmente sono circa 6.000 i malati in Italia, colpisce gli uomini con una frequenza leggermente superiore rispetto alle donne e diventa clinicamente evidente nella quinta decade di vita o più tardi ( l’incidenza aumenta all’aumentare dell’età ). Le cause della malattia sono sconosciute, anche se negli ultimi anni è stato riconosciuto un ruolo sempre più importante alla genetica, come fattore predisponente, che unitamente ad altri fattori (ad esempio ambientali), può contribuire allo sviluppo della malattia. Il trattamento sarà sintomatico e sul miglioramento della qualità di vita attraverso la costruzione di percorsi assistenziali che garantiscano una presa in carico continua che va dal momento della diagnosi alla fase terminale e includeranno le cure palliative. E’ importante per l’Infermiere saper erogare una assistenza qualificata e specialistica alla persona affetta da SLA ed affiancare la famiglia che deve farsi carico di un fardello molto duro da un punto di vista psicologico, sociale ed economico, che mina la qualità della loro vita alle fondamenta.
Tesi sperimentale. Autore: Guido Pio Prattichizzo
Background: Il self-care spesso tradotto in italiano con i termini, autocura o cura del sè o cura della propria persona, può mirare a mantenere la salute, prevenire malattie e gestire malattie acute, croniche e disabilità.
Il self-care non fa riferimento solo alla cura effettuata direttamente dalla persona su di sè, ma è un concetto allargato anche alle cure fornite ad una persona da parte di altre. Gli altri possono essere i care giver informali o formali come i professionisti sanitari.
Negli ultimi anni tale concetto ha avuto una crescente rilevanza nell’ambito della letteratura internazionale sanitaria, ed in particolare di quella infermieristica, tanto da essere riconosciuta negli anni ’90 come un esito sensibile all’assistenza infermieristica.
Per empowerment, invece, si intende un processo dell’azione sociale attraverso il quale le persone, le organizzazioni e le comunità acquisiscono competenze sulle proprie vite, al fine di cambiare il proprio ambiente sociale e politico per migliorare l’equità e la qualità di vita. L’Infermiere responsabile anche dei processi di educazione sanitaria finalizzati al cambiamento dello stile di vita, deve imparare a padroneggiare
tale funzione.
Tassonomie, Linguaggi e Teorie: necessità, professionalità o moda?
A cura di Stefano Marconcini e Maurizio Ercolani
Il modello delle prestazioni infermieristiche, il modello funzionale di Gordon, le tassonomie Nanda International, Noc e Nic, il Linguaggio standardizzato ICNP, una palude in cui l’Infermiere stenta ad orizzontarsi e spesso, oltre a domandarsi quali utilizzare, evita di porsi il dilemma. Da un passato recente in cui l’assistenza era confinata ad un analisi dei bisogni secondo il modello di Virginia Henderson (legato alla piramide di Maslow), e solo pochi infermieri conoscevano, ed ancor di meno applicavano, i modelli di Orem, Peplau o altri teorici; oggi in Italia vediamo l’utilizzo, seppure a macchia di leopardo, soprattutto di due modelli di pianificazione: il modello delle prestazioni infermieristiche della Prof.ssa Marisa Cantarelli e il sistema di Marjory Gordon coniugato con le diagnosi Nanda-I, outcomes Noc e gli interventi Nic dell’University of Iowa. Quest’implementazione e differenziazione nello studio, e nel conseguente utilizzo pratico, è stata determinata dall’insegnamento universitario, ed ha seguito la strada indicata dal corpo docente dei vari istituti universitari; spesso indirizzati verso un unico modello, senza spingere gli studenti all’analisi ed all’applicazione di vari modelli, confrontandoli in vari setting assistenziali. Sempre dal mondo universitario, in questi ultimi anni si sta assistendo all’evoluzione del linguaggio standardizzato ICNP®, vero e proprio linguaggio codificato (numerico) utilizzato in diverse parti del mondo e diffuso dall’ICN. Grazie alle varie combinazioni di termini (suddivisi in 7 assi) è possibile creare delle diagnosi, degli interventi e degli outcomes. Analizziamo ora i presupposti teorici e le caratteristiche pratiche di questi modelli, al fine di indurre un ragionamento dei professionisti verso la scelta più appropriata per implementarne nel proprio servizio la formazione e l’utilizzo.
A cura della Dr.ssa Augusta Antonacci
La situazione della Nutrizione Artificiale Domiciliare in Italia, appare fortemente disomogenea con aspetti a “macchia di leopardo” e con importanti differenze organizzative nelle diverse regioni. L’organizzazione per attuare questo servizio ai pazienti a domicilio comporta disagi per gli stessi e per i familiari. I disagi principalmente evidenziati sono correlati a deficienze sia di carattere medico/infermieristico sia di carattere empatico, evidenziano una mancanza di educazione sanitaria fornita al momento delle dimissioni del paziente. L’elaborato mira ad evidenziare uno studio caso- controllo sui pazienti domiciliari portatori di PEG per poter rilevare il livello di informazione e di conoscenza dei pazienti reclutati per la tesi. Dai risultati analizzati dalla indagine condotta si sono evidenziate alcune criticità, queste sono state la base per elaborare una guida di educazione sanitaria: un protocollo volto a gestire in maniera efficiente gli interventi connessi alla PEG ed un opuscolo informativo utile per il caregiver e per il paziente per poter risolvere con poche manovre le principali situazioni di pericolo. Tutto questo prevede anche la realizzazione di questionari ad hoc, somministrati direttamente al paziente a domicilio, per poter conoscere il livello di informazione e di conoscenza degli stessi. Spesso la consapevolezza dello stato nutrizionale in ambito territoriale è molto scarsa, infatti basta guardare le cartelle dei pazienti per accorgersi che le informazioni sullo stato nutrizionale sono rare. E’ fondamentale un precoce riconoscimento ed una precisa valutazione di gravità per poter ridurre al minimo i rischi di malnutrizione, di infezioni e complicanze di ogni genere. A tal proposito, per garantire omogeneità delle cure, sarà prodotto un protocollo assistenziale con tutta la documentazione/modulistica annessa e gli stessi saranno operativi nei Servizi di Assistenza Domiciliare dei Distretti nn. 51, 52 e 53 del Asl Fg.
La teoria dell’Adattamento di Suor Callista Roy
A cura di Stefano Marconcini e Maurizio Ercolani
Il modello teorico di Suor Callista Roy origina principalmente dalla teoria dei sistemi e dalla teoria dell’adattamento . Si può affermare che il concetto di adattamento sia il fulcro dell’intero pensiero teorico della Roy. La teoria suscitò fin da subito, una vasta risposta da parte non solo degli operatori sanitari ma anche da parte di specialisti dell’educazione i quali analizzarono, verificarono ed applicarono questo modello del nursing presso i loro rispettivi campi del sapere.
La teoria elaborata si compone di cinque elementi definiti dall’autrice essenziali :
1. LA PERSONA FRUITRICE DELL ASSISTENZA;
2. LO SCOPO DEL NURSING;
3. IL CONCETTO DI SALUTE;
4. IL CONCETTO DI AMBIENTE;
5. L’ITER DELLE ATTIVITA’ INFERMIERISTICHE.
Suor Callista sostiene che il professionista Infermiere con un’attenta analisi dei cinque elementi essenziali riesce ad acquisire una adeguata visione della realtà e quindi sarà in grado di sviluppare un processo infermieristico reale.
LA PERSONA
Secondo la Roy la persona è colui che riceve assistenza infermieristica, per cui accanto al concetto di persona colloca anche quello di famiglia, gruppo, comunità o società .
Secondo la teorica, ognuna di queste entità è un sistema olistico capace di adattarsi. Continue reading
a Cura di Stefano Marconcini e Maurizio Ercolani
LA TEORIA DEI CAMPI DI ENERGIA DI MARTA ROGERS
Teoria del Nursing molto complessa, molto distante dal pensiero infermieristico Italiano. Per elaborarla la studiosa americana impiega nozioni e concetti acquisiti da altre discipline scientifiche e umanistiche. Nelle affermazioni teoriche della Rogers, in particolare, si avvertono echi della teoria della relatività di Einstein, ma soprattutto della teoria dei sistemi elaborata negli anni cinquanta da von Bertalanffy. La teorica ha una concezione globale dell’uomo. Scrive: “L’uomo è un tutto unificato che possiede la propria integrità e che manifesta caratteristiche che sono più della somma delle sue parti e differenti dalla somma delle sue parti”.
I cinque presupposti fondamentali del modello concettuale:
Dal modello l’autrice sviluppa 4 concetti fondamentali:
Il campo di energia costituisce l’unità fondamentale degli esseri viventi e di tutto ciò che è inanimato, poiché il concetto di campo è un concetto unificante assolutistico. I campi sono sistemi aperti ed interagiscono e si integrano gli uni con gli altri. Continue reading
a cura di Stefano Marconcini, Maurizio Ercolani
LA TEORIA GENERALE DI ASSISTENZA INFERMIERISTICA DI DOROTHEA E. OREM
Modello concettuale abbastanza strutturato nella comunità scientifica mondiale attraverso una vera e propria corrente di pensiero disciplinare. Il modello concettuale si sviluppa attraverso la definizione di tre teorie distinte ma colegate:
La teoria dei sistemi di assistenza Infermieristica comprende la teoria del deficit nella cura di sé, che a sua volta comprende la teoria della cura di sé. Il collegamento tra queste tre teorie costituisce, la “teoria generale di assistenza Infermieristica” o “teoria Infermieristica del deficit nella cura di sé”.La Orem parte da alcuni presupposti fondamentali formulare le 3 teorie base:
a cura di Stefano Marconcini, Maurizio Ercolani e Catalano Antonio Adriano.
HILDEGARD E. PEPLAU
Differentemente da altre teoriche, che si soffermano molto sulla fase iniziale di osservazione e di raccolta dati, elemento in cui fortemente ci viene in aiuto l’informatizzazione per la raccolta ordinata e l’elaborazione dei dati, la Peplau sviluppa una delle prime vere teorie del Nursing, lei stessa la definisce come “una struttura concettuale di riferimento” (schema concettuale di riferimento). La sua teoria ha una struttura concettuale che scaturisce da un lungo periodo di osservazione metodica e dalla cognizione che i fenomeni di interazione possiedono un notevole significato di tipo qualitativo-terapeutico per i risultati ottenuti. Tale riflessione implica la necessità da parte dell’infermiere di sviluppare conoscenze opportune. Ciò sposta la riflessione iniziale da “cosa sia l’assistenza infermieristica” verso “cosa sanno gli infermieri”. L’elaborazione del modello teorico è strutturato servendosi delle scienze sociali, dalla psicologia e dalla psichiatria, utilizzando tutti quei concetti che possono servire all’infermiere per risolvere i problemi incontrati quotidianamente ponendosi in relazione con la persona assistita. «Lo scopo dell’interazione che gli infermieri hanno con i loro assistiti è di erogare prestazioni infermieristiche che contribuiscano al miglioramento della salute e del benessere della persona. Continue reading
a cura di Stefano Marconcini e Maurizio Ercolani
Analizzeremo in questa seconda parte Il modello teorico sviluppato da Nancy Rooper, pubblicato nel 1980 in Gran Bretagna in seguito rivisto nel 1985 e nel 1990 sino alla realizzazione dell’ultima edizione nel 1998. Modello teorico basato sulle attività di vita (ALS) è estremamente diffuso nel Regno Unito, in particolare nel settore pubblico. In seguito è stato tradotto in numerose lingue, poiché consente di essere facilmente impiegato sia nella pratica sia nella formazione.
Nancy Rooper
Insieme a Winifred W.Logan ed Alison J. Tierney fonda la teoria infermieristica che si basa sulle attività di vita. La sua teoria, che nasce dalla teoria della Henderson, è soggetta, durante la sua vita, a continui approfondimenti.
La teoria si basa su 2 modelli concettuali:
Si parla tanto di modelli teorici di riferimento o di linguaggi infermieristici standardizzati, ma in realtà quanti sono i colleghi che utilizzano nei reparti o nei servizi i modelli teorici o i linguaggi standardizzati?
La disciplina infermieristica è fondata su modelli teorici di riferimento, per modello teorico s’intende la rappresentazione che le discipline e le scienze usano per presentare i loro concetti e le relazioni che li legano.
Attualmente sono poche le realtà che utilizzano in modo uniforme i modelli teorici di riferimento, ancor più una pianificazione dell’assistenza secondo tali modelli. Ognuno di noi ha studiato, si è preparato avendo come riferimento un modello teorico, però perché questo sia opportuno nella gestione delle cure infermieristiche, dovrebbe essere utilizzato da tutto il gruppo di infermieri di quella struttura. Sicuramente l’accertamento infermieristico oramai è abbastanza diffuso in molte le realtà, ma perché il processo sia completo ed esaustivo, bisogna anche pianificare tutti i passaggi del percorso assistenziale infermieristico. Oggi è possibile supportare l’utilizzo delle teorie per l’accertamento e la pianificazione dell’assistenza con sistemi gestionali informatizzati i quali permettono di velocizzare il processo e di individuare dei percorsi predefiniti per problema di assistenza infermieristica.
Vediamo di individuare quelle che sono le caratteristiche principali dei modelli teorici e dei linguaggi infermieristici e la possibilità di informatizzare il processo assistenziale con il modello in analisi.
Partiamo con Virginia Henderson:
Virginia Henderson, l’indiscussa progenitrice della “scuola dei bisogni”, elabora la sua definizione dell’assistenza collegandola per la prima volta al concetto di bisogno. Il bisogno è visto con una valenza positiva, cioè dal punto di vista di una necessità e non una mancanza, e l’attività infermieristica deve puntare al raggiungimento dell’indipendenza. Henderson ha anche identificato 14 situazioni fondamentali, che diventano bisogni di assistenza quando la persona non è indipendente in esse a causa di mancanza di forza fisica, volontà o conoscenze. Secondo la Henderson da “The Principles and Practice of Nursing”:
“La peculiare funzione dell’infermiere è quella di assistere l’individuo malato o sano nell’esecuzione di quelle attività che contribuiscono alla salute o al suo ristabilimento, o ad una morte serena, attività che eseguirebbe senza bisogno di aiuto se avesse la forza, la volontà o la conoscenza necessarie, in modo tale da aiutarlo a raggiungere l’indipendenza il più rapidamente possibile.” La sua può essere considerata una vera e propria esposizione filosofica, oggetto dell’assistenza infermieristica sono sia le persone ammalate che quelle sane. Si evince dalla definizione della Henderson che l’infermiere assiste il paziente con attività essenziali al fine di preservare la salute, condurlo ad una guarigione o accompagnarlo serenamente alla morte. E’ importante sottolineare che in tale modello l’indipendenza del paziente è fondamentale per il mantenimento o recupero della salute, è una teoria del Nursing con un approccio olistico verso la persona. Continue reading